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Mai sentito parlare di ortoressia? E’ un termine che deriva dal greco antico, composto dalla parola ortos, giusto, corretto, e dalla parola orexia, appetito. Se ne parla ufficialmente da circa vent’anni per indicare quello che oggi viene considerato un disturbo alimentare: l’ossessiva e maniacale ricerca del “cibo sano”. Non è il caso nostro, anche se periodicamente rischiamo di cadere nel tranello. Al contrario, ripensare molti luoghi comuni ci aiuta per adottare stili di vita e scelte alimentari più consapevoli. A partire dalla fonte della vita, l’acqua.

Non si deve bere acqua durante i pasti.

Spesso lo diciamo anche ai nostri bambini. Ma attenzione, l’acqua è fondamentale anche a tavola, nella giusta quantità. E’ vero che bere troppa acqua può diluire i succhi gastrici e rallentare così il processo di digestione, ma è altrettanto vero che un corretto apporto di acqua garantisce un migliore funzionamento dello stesso processo perché migliora la consistenza dei cibi solidi. Per questa ragione, nei nidi di Eureka, i bambini, anche piccolissimi, trovano sulla tavola i loro bicchieri e le piccole brocche. Possono bere quando ne sentono la necessità. Proprio come Rita Antonioli li ha ritratti nella fotografia scattata in un nostro nido.

L’acqua in bottiglia è più sicura dell’acqua del rubinetto.

Falso e, potremmo dire, tendenzioso. Infatti è difficile affermare anche il contrario. Dal punto di vista della sicurezza per la salute, infatti, sono entrambe controllate dagli Organi di governo e di tutela competenti (Ministero della Salute e ATS), come afferma l’Istituto Superiore di Sanità. La differenza è un’altra. l’acqua potabile è un diritto universale dell’uomo e questo diritto deve garantirne la disponibilità per tutti, nei luoghi di vita e di lavoro. L’acqua minerale imbottigliata, invece, è una libera scelta dei consumatori. Teniamo in considerazione l’impatto ambientale: costi di produzione e di riciclo o smaltimento della plastica, e i costi dovuti all’imballaggio e al trasporto.

L’acqua potabile deve essere priva di sostanze chimiche.

No. Deve essere priva di sostanze nocive. Spesso associamo il temine “chimico” al concetto di tossico. Ma se pensiamo che gli elementi chimici sono ciò di cui è formata la materia comprendiamo meglio come molte sostanze chimiche siano non solo utili ma spesso necessarie al corretto funzionamento del nostro organismo. Elementi come calcio, potassio o magnesio sono funzionali ai nostri processi metabolici tanto quanto il cromo, il rame, lo zinco o il manganese. Ciò che fa la differenza sono le quantità che dovrebbero essere sempre e doverosamente monitorate come prescritto dalle normative sulla potabilità dell’acqua.

L’acqua del rubinetto favorisce la formazione di calcoli.

Spesso definiamo “pesante” l’acqua di casa, e associamo questa caratteristica alla presenza di sostanze come il calcio, un minerale presente in abbondanza in natura e nelle nostre ossa sotto forma di carbonato. Eliminato ogni dubbio sull’importanza di questo elemento, è utile sapere che acque “leggere” o oligominerali non sono la soluzione. Dovremmo stare molto più attenti al consumo di proteine animali: la migliore cura preventiva, infatti, è alimentarsi con una dieta corretta, sana e equilibrata. I calcoli sono formazioni solide presenti nelle urine e possono essere normalmente espulsi prima che raggiungano dimensioni pericolose. Il primo consiglio nelle terapie di tutti i tipi di calcolosi renale è l’assunzione di adeguate quantità d’acqua (due o tre litri al giorno), senza temere la presenza del calcio. In bottiglia o in caraffa, fa bene!

Una scelta consapevole dovrebbe essere fondata sulla conoscenza: sappiamo valutare la presenza o meno di un elemento e la sua influenza sulla nostra salute? Probabilmente no. Allora riapriamo i libri di chimica e biologia e informiamoci un po’ di più partendo da fonti attendibili, cercando di evitare dannosi allarmismi.

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