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E’ bello sostenere le persone verso l’autorealizzazione. E i risultati si vedono: lo SFA ce la fa, nonostante il nome, che non ispira. Cambiamo i limiti che la società cuce addosso ai disabili intellettivi, anche inconsapevolmente. Interveniamo nelle relazioni e le miglioriamo su entrambi i fronti, trovando il punto di incontro “giusto”. Spostando le barriere culturali un po’ più in là. Dalle 9 alle 16, per 3 anni più 2, si lavora a un progetto di autonomia che abbraccia tutta la vita dei giovani frequentatori. Si parte dalle basi, la capacità di raccontarsi, di dire cosa piace e cosa no. Si va avanti un passo alla volta continuando a bilanciare aspettative e realtà: ti sai mettere la sveglia? Sei capace di farti la colazione? Di prepararti da solo per uscire? Il lavoro più delicato è con la famiglia. La consapevolezza di avere un figlio disabile non appare col timbro della commissione Inps.

Il successo è maggiore se convince la famiglia che autonomia non vuol dire perdita. Se io faccio tutto per mio figlio,col tempo lo fermo. Gli educatori sono lì apposta per fare un cerchio di protezione e libertà. Che dev’essere conquistata senza spaventare. Sai attraversare la strada? No? Proviamo. Poi proveremo l’autobus.

La disabilità è una condizione di vita permanente, non una malattia. Diventa sempre meno esclusiva quanto più l’ambiente la integra così com’è. Le famiglie devono accettare che i loro figli crescano e fare un passo indietro. Per loro è più difficile: non ci sono i “classici” riti di passaggio. Anche attraversare la strada è rischioso, ma è una grande conquista per andare in giro da soli. Per andare a mangiare il gelato con la “morosa”: l’inclusione vera si fa per strada.

Essere inabili al lavoro non vuol dire non poter fare niente. In Cascina Cappuccina lo SFA diventa anche AgriSfa. Proviamo a fare l’orto. Proviamo a lavorare con gli animali. Proviamo insieme a dare valore alla vocazione agricola di cascina. Proviamo. Impariamo a fare qualcosa per gli altri e a fidarci delle nostre capacità. Nell’ultimo biennio le ore sono le stesse. Ma si passano fuori, in autonomia, vivendo le esperienze progettate insieme. La supervisione diventa sempre più leggera. In ogni modo, noi ci siamo.

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